L’acquedotto dell’imperatore Traiano per il porto di Centumcellae, oggi Civitavecchia, nel contesto ambientale dei Monti della Tolfa, Italia centrale

L’acquedotto dell’imperatore Traiano per il porto di Centumcellae, oggi Civitavecchia, nel contesto ambientale dei Monti della Tolfa, Italia centrale


di Ugo Chiocchini, Fedele Manna, Luigi Portoghesi

L’Acquedotto dell’Imperatore Traiano L’acquedotto costruito da Traiano per il porto di Centumcellae nel- 102 – 110 A.D., lungo 35,5 km, è ubicato nei Monti della Tolfa con morfologia collinare e costituiti in gran parte dal Flysch della Tolfa argilloso-calcareo (Cretacico superiore-Eocene) e dalle lave ricche in silice dell’Unità di Allumiere (Pliocene superiore–Pleistocene inferiore), subordinatamente dalle argille dell’Unità del Fosso di San Savino (Zancleano). Il Complesso delle lave è un acquifero sostenuto dai complessi del Flysch e delle argille caratterizzati da un grado di permeabilità relativa molto basso o nullo, suddiviso verticalmente e lateralmente in compartimenti con grado di permeabilità relativa da medio alto a basso, separati dal limite di permeabilità indefinito, e da corpi idrici sospesi a quote differenti di limitata estensione, che emergono in sorgenti minori con portata < 1 l/s e maggiori con portata > 5 l/s. Le sorgenti maggiori Cinque Bottini e Trinità sono state captate dai tecnici romani mediante i cunicoli drenanti. ACEA Ato 2, che gestisce le due sorgenti, non ha consentito l’accesso per controllare la portata, la temperatura, e i parametri chimico fisici dell’acqua. Pertanto, i dati della letteratura indicano che nel 1693 la portata di aprile è diminuita da 17,5 a 9,5 l/s di agosto, nel 1742 e 1761 mostra valori compresi tra 11,25 e 13-15 l/s, e nel 1953 raggiunge il valore più basso (7,5 l/s). L’indagine sui primi 6 km dell’acquedotto evidenzia che il canale costruito in calcestruzzo ha pendenza media 0,44 %. La cisterna dell’acquedotto, interrata circa 800 m a monte del porto di Centumcellae, comprende due vani rivestiti di malta idraulica e comunicanti mediante un tubo di piombo. Ciascun vano ha un volume netto di 593,9 m3: uno con funzione di piscina limaria (“b”), l’altro come serbatoio (“a”). L’acquedotto, sottoposto a sostanziali lavori di restauro dal Papa Innocenzo XII nel 1756-1758, ha funzionato fino alla fine degli anni Cinquanta.

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